Il Medio Oriente, con le sue guerre, i suoi tumulti ed i suoi drammi impegnano vari anni della mia vita professionale. Conosco ed intervisto grandi personaggi, come il generale Neguib, Nasser, Habash, Gheddafi, Nimeiri, re Hussein di Giordania, il quale mi offre la singolare possibilità di correre sui cammelli della mitica Legione Araba Alla fine del corso,durato una settimana , nel deserto che vide le gesta di Lawrence d’Arabia, mi vengono consegnati i gradi di “ sergente onorario “ della” polizia a cammello della Giordania “


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Nella splendida città di Petra, uno sceicco mi regala un magnifico cavallo bianco, ma dopo una settimana sono costretto a restituirlo al donatore, perchè portarlo in Italia mi costerebbe una fortuna. Da quel giorno, ho perso l'amicizia dello sceicco del Kuwait, Abdul Al Jaber Al Sabbah.

Con il presidente egiziano Sadat, che intervisto ben quattro volte, divento addirittura suo devoto amico di famiglia, anche accolto da sua moglie Jihan, che incontro durante le guerre con Israele ed anche dopo l’assassinio di suo marito, avvenuto nel corso di una parata militare al Cairo.

  In Medio Oriente, oltre ad intervistare diversi capi israeliani ,come ad esempio Ben Gurion, Moshè Dayan e Shimon Peres, ho buoni rapporti anche con i dirottatori palestinesi del Fronte Popolare, quali Bassam Abu Sharif e la famosa dirottatrice Leila Khaled, inseguita dai servizi segreti di tutto il mondo. La ritrovo, dopo quel primo incontro a Beirut nel 1970, quarant’anni dopo, nella sua casa di Amman, diventata una tranquilla madre di famiglia, ma sempre attivista della causa palestinese.

Credo che nella storia del giornalismo, a nessuno sia mai capitato la possibilità di fare altre due eccezionali esperienze: la prima, sulle montagne della Giordania ed a Beirut, accanto ad Arafat ed Habash , indossando l’uniforme di ufficiale della resistenza palestinese.

La seconda possibilità, qualche tempo dopo, è quella d’intervistare nel suo kibbutz sperduto nel deserto del Negev , David Ben Gurion, il fondatore dello Stato d’Israele .E’ un uomo molto duro e non ama i giornalisti, neppure suoi connazionali .Invece, mi ospita due giorni nel suo” kibbutz” nel deserto del Negev e si crea un rapporto molto cordiale . Dopo l’intervista, per farmi fare un’eccezionale esperienza professionale, mi manda con l’uniforme di ufficiale israeliano,per una settimana , a comandare un plotone di soldatesse a” Camp Deborah”, nei pressi di Tel Aviv.

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L’11 settembre del 1982 , mi trovo in Libano e sono tra i primi ad accorrere nei campi profughi palestinesi di Sabra e Chatila, dove le milizie libanesi, alleate d’Israele, hanno compiuto un’orribile strage di civili . Lo spettacolo che si presenta ai miei occhi è indescrivibile, anche se sono abituato a vedere analoghe carneficine.

La morte mi sfiora durante il triste “ Settembre Nero “, nel settembre del 1970, quando l’esercito giordano ad Amman si scontra con le forze palestinesi . .Resto bloccato con altri colleghi all’”Hotel Intercontinental “ della capitale giordana per dieci giorni. Una mattina all’alba, un razzo “katiuscia”, sparato da chissà chi, centra la parete della mia camera da letto, ma fortunatamente sono già alzato e me la cavo con una ferita alla gamba destra .Intanto, intorno all’ospedale di Amman dove mi hanno ricoverato, infuria una tremenda battaglia, che si conclude con la vittoria dell’esercito giordano.

Quando le truppe israeliane lasciano Sharm El Sheik, con il tecnico della RAI Eraldo Bellini, ci ritroviamo soli nel deserto, aspettando che le truppe egiziane arrivino per riprendersi la loro città, dopo il ritiro accettato dal governo di Gerusalemme.

Allo scoppio della Guerra del Golfo, sono già in Kuwait e mi aggrego ad un guardacoste della marina kuwaitiana. Anche durante questo conflitto, assisto a spettacoli terribili che non dimenticherò mai.

Ai primi di aprile del 1961 , mi trovo a Mosca , per una gita turistica proprio mentre si conclude la missione di Yuri Gagarin , che torna dallo spazio. Durante la parata in suo onore, sulla Piazza Rossa, riesco miracolosamente ad avvicinare l’astronauta sovietico e scambiare con lui poche parole ed avere il suo autografo.

Ecco la registrazione dei colloqui di Gagarin dallo spazio ed i festeggiamenti, che l’Unione Sovietica tributa al coraggioso pilota spaziale , morto suicida qualche anno dopo:

Durante un viaggio negli StatiUniti, , il 20 febbraio del 1987 , incontro John Glenn, il primo astronauta americano , dopo ventisei anni dalla sua storica impresa e mi concede un’intervista ., raccontandomi le sue emozioni in quella gara spaziale che lo vedeva secondo , dopo il russo Gagarin.

In sessant'anni di giornalismo, ho incontrato bambini di cinque continenti spesso anch'essi vittime di grandi tragedie.

Devo riconoscere di essere stato anche fortunato, perché ho potuto intervistare nei quattro angoli del mondo, grandi personaggi come Giorgio La Pira, Christian Barnard, Charlie Chaplin, George Armstrong, Yomo Kenyatta, Henry Kissinger, Diego Maradona, Zahi Hawass, il cardinale Dziwisz, monsignor Loris Capovilla, fedele segretario di Giovanni XXIII, il maestro Edoardo Luciani, fratello di Giovanni Paolo I, nella sua casa natale ad Agordo, Papa Francesco ed infine il favoloso Ray Charles.

Ecco un brano dell' intervista a Ray Charles:

 

 

Durante la guerra a Sarajevo, col tecnico Rai, Romeo Fivoli, spesso ci troviamo in condizioni drammatiche, ma riusciamo a cavarcela .

In connessione con quel conflitto, ho anche avuto l’opportunità d’intervistare , nel carcere svedese di Hinseberg, perché condannata dal tribunale speciale dell’Aja per i crimini di guerra, l’ex presidente bosniaca Biljana Plavsic, liberata qualche anno fa , dopo undici anni di detenzione.

L’avventura più indimenticabile per me, rimane però la guerra in Afghanistan. Il direttore del GR2” Gustavo Selva è convinto che io soltanto, con la mia incoscienza, possa entrare nel paese invaso dalla truppe sovietiche. Siamo a dicembre 1980 ed io sotto le mentite spoglie di un rappresentante di commercio italiano, riesco a raggiungere Kabul, seguito qualche giorno dopo dai colleghi Alvaro Renzoni di “ Panorama” e Giuseppe Canessa de “ Il Giorno “ .
Dopo una settimana, veniamo braccati dalla polizia sovietica nella capitale afgana e dobbiamo precipitosamente riparare in Pakistan, viaggiando su una vecchia corriera, insieme a polli ed oche , con la quale attraversiamo il pericolosissimo passo di Khiber, fino alla frontiera pakistana.

Un anno dopo, con il coraggioso tecnico Rai Ambrogio Bolzicco, ritorno clandestinamente in Afghanistan e ci uniamo ad un gruppo di “Mujaddin “ fedeli a re Zaher, esiliato a Roma. Siamo muniti di uno speciale lasciapassare per i guerriglieri che combattono le truppe sovietiche e mi capita persino d’insegnare loro come usare un mitra Kalashnikov, catturato agli invasori russi, perché i “ mujahiddin” afgani combattono ancora con i fucili inglesi del primo Novecento..

Mentre facciamo la spola tra il territorio occupato e la cittadina pakistana di Peshawar, quartiere generale della resistenza afgana, uno di quei leaders , Ahmad Ghilani, ci presenta uno sceicco saudita , che distribuisce montagne di dollari alle organizzazioni degli insorti. Poi lo stesso Ghilani ci dice chiaramente che quel denaro proviene dagli Stati Uniti, sicuramente dalla CIA e che quel signore alto, dai modi aristocratici, è un grande sostenitore della loro causa. Quando anni dopo, io ed Ambrogio Bolzicco scopriamo che quello sceicco saudita era nientedimeno che Bin Laden , un fremito ci solca la schiena e la foto del figlio somiglia straordinariamente al padre, quando lo abbiamo incontrato al comando di Peshawar.La notizia della sua morte, ad opera di un commando americano, sia pure circondata ancora da un alone di mistero, tranquillizza in parte i governi occupati a combattere il terrorismo islamico.

 

Quell’esperienza fatta in quel martoriato paese, nel 1981 , allo scoppio della seconda guerra, nel 2001, mi spinge a scrivere questo instant- book, dal titolo “ Afghanistan, cimitero degli invasori La mia tesi è che nessun esercito al mondo riuscirà mai a sottomettere il popolo afgano e che il paese non potrà mai essere conquistato per la sua particolare conformazione orografica .

 

 

 

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